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Collana Verde Mela

1.

Carla udì un insolito e irritante stridio di freni provenire dallo spiazzo davanti a casa. Chiuse il rubinetto del lavello, si asciugò in fretta le mani nel grembiule e si avviò in direzione del soggiorno. Con un abile gioco di gambe scartò Armagheddon, il gatto di casa, che con un'azione di sorpresa le aveva vigliaccamente tagliato la strada e proseguì a rapido passo di marcia fino alla finestra che dava sul cortile. Scostò una delle allegre tende a fiori e riconobbe l'auto del figlio, parcheggiata davanti alla porzione del cascinale che era stata di recente riorganizzata a uffici.

Luca aprì lo sportello, si attardò a riunire quanto vi era sul sedile del passeggero e scese dalla sua Giulietta Sprint, quella che amava definire "un lusso che la condizione da scapolo gli consentiva".

Dalla posizione d'angolo Carla lo seguì con lo sguardo finché poté, mentre si avviava gioiosamente fischiettando verso il fabbricato con una valigetta in similpelle in una mano e un voluminoso rotolo di fogli, all'apparenza immacolati, nell'altra. Ritornò in cucina, si liberò della pettorina abbandonandola a cavallo dello schienale di una sedia. Il grembiule cadde a terra ma si disse che lo avrebbe raccolto poi: aveva troppa urgenza di parlare con il figlio. Senza altri indugi andò alla porta di comunicazione tra l'abitazione e gli "uffici", com'erano chiamati, forse con una punta di magniloquenza, dalla famiglia Raineri.

Il locale si apriva in un unico e ampio ambiente ricavato dalla vecchia stalla, dove facevano bella mostra di sé tre scrivanie una diversa dall'altra; vi erano inoltre un tecnigrafo ancora in buono stato e una credenza a quattro ante imbrunita dallo scorrere degli anni che, a discapito delle maioliche di Faenza e dei vetri soffiati di Murano, era stata dequalificata alla conservazione di faldoni contenenti documenti di varia natura, di cui per la maggior parte nessuno rammentava il contenuto e nemmeno si sognava di andare più a consultare. Le pareti, il cui recente lavoro d'imbiancatura era ancora distinguibile, si presentavano tristemente disadorne a eccezione di un grande manifesto che reclamizzava una potente macchina escavatrice cingolata in atto di compiere una pericolosa manovra in bilico su un montarozzo di terra, e una locandina di più modeste dimensioni, dai colori altrettanto vivaci, esaltante le formidabili ed entusiasmanti caratteristiche di un martello perforatore.

Carla vide il figlio, in piedi su una sedia rivolto verso la parete di fondo, che armeggiava con un martello in mano in condizione di equilibrio precario. Gli si rivolse in modo brusco senza nemmeno prima salutarlo e dargli il ben tornato:

Luca, mascalzone che non sei altro! È una settimana che non ti fai vedere e tanto meno sentire! È mai possibile? Vai in giro a spassartela allegramente mentre io ho bisogno urgente di parlarti. Si può sapere dove sei stato, se non è chiedere troppo?

Riviera ligure, Varigotti, roba da gran signori! Sapevi che mi sarei concesso qualche giorno di ferie. Ti ho anche lasciato il numero della pensione dove ero alloggiato, due stelle, quasi tre!

Sei sicuro di averlo lasciato? Non mi pare proprio.

Guarda bene; deve essere qui, da qualche parte.

E secondo te ora cosa dovrei farci con il numero di telefono dell'albergo? Chiamo il portiere per una gradevole e interessante conversazione? Stammi a sentire...

Puoi anche farne a meno: il portiere era un vero demente. Scusa, ma ora mi occorre la massima attenzione, non vorrei acciaccarmi un dito.

Si può sapere che stai facendo?

Pianto un chiodo nel muro, attività che richiede abilità non comuni, anni di pratica e attenti studi, – rispose Luca assestando una serie di colpi. – Ormai ci siamo... – e diede ancora due martellate. – Ecco, è venuto davvero un gran bel lavoro! Di solito mi riesce peggio. Adesso il tuo affezionatissimo figlio è pronto a prestarti la massima attenzione. Di cosa mi volevi parlare?

Luca scese dalla sedia e si voltò in direzione della madre.

E cosa avresti intenzione di fare con quel chiodo? – gli chiese lei.

Appenderci un calendario, che diamine!

Hai ragione, in questi uffici manca; ma ti sarei grata se continuassi dopo.

Prima lo faccio e meglio è. Un ambiente elegante e raffinato come questo lo richiede, non vedo perché aspettare, – e si mise a dispiegare sulla scrivania il rotolo di fogli che poco prima aveva scaricato dall'auto.

Vediamo, gennaio... febbraio... dov'è andata a cacciarsi la pagina di questo mese? Eccola! – e con un'espressione soddisfatta risalì sulla sedia e infilò il passante del calendario al chiodo.

Che razza di calendario è? – chiese la madre, mentre le sue pupille si dilatavano in maniera preoccupante.

Mi pare evidente! – rispose Luca con un tono che lasciava trasparire soddisfazione. – È un calendario di gran classe, perbacco! Ti presento Miss Aprile 1962. Guarda che posa plastica, che armonia ed esuberanza delle forme, che sobrietà negli indumenti. Se noti, inforca un paio di occhiali, e ha anche un libro in mano; il titolo non si riesce a leggere, purtroppo, ma sono quasi certo si tratti di Kant: Critica della ragion pura, o forse sarà della ragion pratica? – rimase un attimo assorto. – Pratica, senza dubbio! A vederla così, deve essere molto pratica di certe cose! Non crederai che io appenda in ufficio una sciacquetta qualunque, senza un briciolo di cultura! Questa signorina non può che essere un fior d'intellettuale, di sicuro!

Si può sapere dove l'hai preso e come ti è venuto in mente?

Me l'hanno dato in officina; ci sono andato prima di venire in ufficio. L'auto mi dà problemi: ogni volta che sfioro il pedale del freno, mi parte una scarica che mi sale lungo tutta la spina dorsale e mi arriva fino al coppino. Purtroppo mi hanno detto che dovrò penare ancora qualche giorno: le pastiglie non arriveranno prima di mercoledì sera.

Togli quell'oscenità, e all'istante!

Figurati, non ci penso nemmeno! Guarda, c'è persino il nome: Annika Lang; ma Gigi il meccanico, che è un'autorità in materia e non so come faccia a conoscere tanti utili e interessanti dettagli su queste graziose signore, mi ha confidato che è un nome d'arte, in realtà si chiama Pinuccia e abita dalle parti di Casarano, o almeno credo.

Carla prese a scuotere la testa, sconsolata, e Luca continuò:

Quando vedo certi spettacoli della natura, mi commuovo. Che vuoi farci? In fondo sono un sentimentale, ho un animo sensibile. Mi si sono inumiditi persino gli occhi, meglio che smetta di guardarla altrimenti va a finire che mi scappa pure una lacrima!

Cretino! Falla finita e tira giù quel calendario!

Che cosa volevi dirmi?

Tanto fai sempre quello che ti pare! Va bene, parliamo d'altro; volevo dirti che ci sono novità molto interessanti.

Prego, signora mamma... – Luca si accomodò in poltrona e invitò con un gesto della mano la madre a sedersi di là della scrivania. – Sentiamo queste interessanti novità.

Nel frattempo Armagheddon, approfittando della porta lasciata accostata, si era introdotto negli uffici. Con un balzo saltò in braccio a Luca cogliendolo impreparato e centrandolo in pieno con entrambe le zampette posteriori in una zona intima e delicata; da lì proseguì di slancio sulla scrivania, dove si accovacciò e prese a fissare Carla che stava iniziando a parlare, come se volesse anche lui ascoltare, prendere parte alla discussione e, nel caso in cui lo avesse ritenuto opportuno, dare il proprio contributo.

Ti ricordi dell'EdilTorino? – chiese Carla al figlio che con il busto piegato in avanti soffiava a bocca aperta cercando di lenire il dolore procuratogli dal vile attacco di Armagheddon.

Un attimo, mamma... – con un gesto della mano la pregò di attendere. – Dovresti sapere che ho un'ottima memoria...

Il figlio si concesse ancora una pausa per respirare.

E allora? – chiese Carla sempre più impaziente.

Luca, ancora in parte sofferente, si sollevò, si appoggiò allo schienale della poltrona e prese finalmente a parlare:

Sono quelli che ritengono che la nostra posizione sia centrale e strategica rispetto alle altre imprese della zona e che, a suo tempo, ci avevano proposto di entrare in società: loro i soldi e noi il lavoro. Tante belle parole, ma alla fine nulla di fatto!

Ti sbagli, la cosa è andata avanti.

Che vorresti dire?

Mentre tu eri via, sono tornati per altre verifiche e con una nuova proposta: oltre alla rivendita del materiale per l'edilizia hanno la seria intenzione di metter su un impianto per la produzione del calcestruzzo.

Pensavo che non si sarebbero più fatti vivi; da allora sono passati due mesi.

Hanno detto di essersi presi tempo per valutare meglio l'operazione. Allora, che ne pensi?

L'idea è buona! Nessuno da queste parti fornisce un tale servizio. Tutte le imprese troverebbero più conveniente rivolgersi a noi invece di andare fino ad Asti, Casale o Vercelli; ma c'è una cosa che stento a capire... – disse Luca accendendosi una sigaretta. – Il capannone, lo sappiamo, è quasi vuoto, anche perché abbiamo poco da metterci dentro, e potrebbe andar bene per il materiale che deve rimanere al coperto, cemento, calcina e via dicendo. Poi, serve dello spazio per tutti quei manufatti che possono rimanere all'esterno, e con questi credo che riempiremmo tutto il piazzale. E infine l'impianto per il calcestruzzo, con le baie di carico, il frantumatore e le montagnole di ghiaia delle varie pezzature, senza contare lo spazio necessario agli automezzi per evitare che s'incastrino uno con l'altro... – Luca diede una boccata e soffiò il fumo verso il soffitto. – Ora sorge spontanea una domanda: dove avrebbero intenzione di infilarla tutta questa roba?

È questo il problema! Servono almeno altri seimila metri. È l'unica condizione che ci impongono; ed è ovvio che l'acquisizione sarebbe a nostre spese, – rispose la madre. – Il rappresentante dell'EdilTorino, dopo essersi consultato con i tecnici, ha detto che sarebbe perfetto il terreno che dal retro del capannone arriva fino alla provinciale; per i mezzi che devono ritirare il materiale vi sarebbe un comodo accesso senza alcuna difficoltà di manovra e inoltre farebbe corpo unico con il nostro.

Non vorrei frenare i vostri entusiasmi, ma chi ti dice che la nostra vicina sia disposta a vendere? O le hai già parlato?

Le ho già chiesto, e non è più di sua proprietà.

Non sapevo che avesse venduto! Inoltre è un terreno agricolo, non puoi fare quello che ti pare e impiantarci su un'attività com­merciale!

Da più di un anno è diventata area industriale.

Perbacco, ignoravo pure questo! E chi sarebbe il nuovo e fortunato proprietario?

Ti ricordi quando suo marito Armando stava male?

L'anno scorso, mi pare.

Esatto. Sembra che lei, consigliata in malo modo da qualcuno, abbia fatto un voto o qualcosa del genere.

Poiché l'Armando è al cimitero devono averla consigliata davvero male. Non mi pare abbia funzionato granché questo voto!

E smettila di scherzare sempre su tutto e tutti, anche sui morti, e lasciami continuare! – s'inasprì Carla. – Non so da chi si sia fatta abbindolare quella stupida, fatto sta che ha donato il terreno alla confraternita di San Basilio, che fa sempre parte della parrocchia, e tutto è passato nelle mani di don Gaudenzio.

Non ho mai avuto a che fare con quel prete, come con gli altri della sua specie, del resto: le mie frequentazioni sono un po' diverse. Solo buongiorno e buonasera le rare volte che ci siamo incrociati per strada, ma ho sentito quanto basta per farmene un'idea: se solo gli venisse il sospetto che il terreno per noi è indispensabile, ci farebbe penare tirandola per le lunghe, nel tentativo guadagnarci il più possibile.

Cosa che non possiamo permetterci.

Di sicuro! In questo periodo non abbiamo soldi da buttare!

Non mi riferivo solo ai soldi.

A che altro?

Dobbiamo dare una risposta a quelli dell'EdilTorino entro quindici giorni.

Come mai tutta questa fretta?

Mi hanno detto che se presentano il progetto entro una certa data hanno pressoché la certezza di ottenere un finanziamento con il trenta per cento a fondo perduto e il resto a interessi minimi. Al momento basta una copia del preliminare, il contratto vero e proprio può essere presentato in un secondo tempo.

Ahia! Mi stai dicendo che è tutto legato a questo finanziamento?

No, ma in quel caso per loro sarebbe un bel vantaggio.

Di sicuro! Ma chi ci dice che all'ultimo momento non facciano marcia indietro lasciandoci nei guai? In quel caso a noi rimarrebbe solo la scelta se recedere e pagare le penali, o diventare a caro prezzo proprietari di un terreno di cui non sapremmo che farcene.

Sono disposti ad andare davanti a un notaio per firmare una scrittura privata e addirittura depositare una certa somma a garanzia nel caso in cui da parte loro si decidesse di non procedere.

Già così mi piace di più! Non rimane che andare a parlare con questo don Gaudenzio. Per giustificare l'urgenza gli posso dire che tu spingi per acquistare un appartamentino al mare mentre io voglio quel terreno, dando però a intendergli che per la nostra azienda sarebbe solo un piccolo vantaggio, una comodità più che altro. Se si fa, bene, altrimenti amici come prima! Noi rimarremo nello stretto e lui perderà l'occasione di rimpolpare le casse della parrocchia e magari non solo quelle.

Avresti intenzione di...

Di proporgli una parte in contanti e fuori contratto, facendola passare come donazione alla Chiesa da parte di una famiglia caritatevole e di rigorosi principi cristiani; che lui ne faccia quello che gli pare, dia i soldi alla curia o se li metta in tasca. Non è cosa che mi riguarda.

Credi che accetterà?

E come faccio a dirlo? Intanto sarà il caso di andare in comune per verificare le mappe catastali.

Ci ho già pensato io. Sono andata l'altro ieri dal geometra; da principio ha fatto qualche resistenza ma alla fine mi ha mostrato le carte e me ne ha fatte delle copie, le ho di là, in casa.

Cosa intendi per resistenza?

Come a voler nascondere la variazione.

Da terreno agricolo a industriale?

Esatto!

E bravo il nostro don Gaudenzio! Prima, millantando chissà quale intercessione divina per salvare il povero Armando, è riuscito a impossessarsi di un terreno la cui unica attrattiva sono quattro sassi e un paio di robinie, poi è andato dal geometra, che all'interno del comune e presso la giunta fa un po' quello che vuole, e l'ha convinto a fargli cambiare destinazione d'uso in tempi che noi nemmeno sogniamo, e senza che si venisse a sapere. In cambio deve avergli promesso di sicuro qualcosa; e così, da niente che aveva, si è ritrovato in mano un piccolo tesoro. I miei complimenti, davvero, a 'sto gran figlio di...

Meeooow!

Armagheddon proruppe in un potente e modulato miagolio.

Bravo, Armagheddon! Mi hai tolto la parola di bocca.

Non credo che sarà cosa facile, in ogni caso vale la pena tentare, – proseguì Carla.

Ah, sicuro che ne vale la pena! Al momento ci barcameniamo giusto con un po' di conglomerato a freddo per le buche stradali che, per fortuna, non mancano mai... no, mi sbaglio: la prossima settimana dobbiamo restaurare due loculi nel casellario del cimitero, e se seguitiamo così e siamo fortunati possiamo sperare anche su qualche cappella di famiglia.

Quale cappella? – disse una voce alle loro spalle.

Carla era troppo impegnata nella discussione con Luca e non si era accorta dell'arrivo dell'altro figlio. Voltò la testa e vide la figura alta e ben piantata che svettava al centro dello stanzone. Sebbene infastidita per l'interruzione, pensò che fosse doveroso metterlo al corrente; gli avrebbe fornito solo qualche informazione essenziale, senza scendere nei particolari per non confonderlo.

Ah, Mario, stavo parlando con tuo fratello a proposito di...

A che proposito? – interruppe Mario, senza darle modo di spiegare.

Tua madre, – intervenne Luca, – vuole comprare un terreno di proprietà della parrocchia.

Un terreno? Ci ingrandiamo? E quale terreno?

Luca continuò usando la solita pazienza nei confronti del fratello:

Quello che dal nostro capannone arriva fino alla provinciale, ma è tutto ancora da vedere.

E perché è ancora tutto da vedere?

Perché ad avere a che fare con i preti, soprattutto quando ci sono di mezzo i soldi, se ne esce sempre con le ossa rotte!

E perché la mamma vuole comprare quel campo pieno di sterpaglie?

Perché potendo disporre di quel terreno saremmo in grado di chiudere una certa operazione che potrebbe darci grossi vantaggi economici, – intervenne Carla.

Allora è importante!

Lo è.

Di cosa si tratta?

Adesso sarebbe troppo lungo spiegartelo; e poi c'è sempre di mezzo l'incognita di don Gaudenzio...

Domani sarò a lavorare davanti alla chiesa; posso parlarci io col prete, – si propose Mario baldanzoso, interrompendo di nuovo la madre.

È più opportuno che di queste cose si occupi tuo fratello, – disse Carla sfoderando un tono secco e deciso, tale da frenare l'entusiasmo del ragazzo.

Perché non posso farlo io? Non sono mica cretino!

Nessuno ha detto che sei cretino, solo che Luca ha maggiore esperienza di te in questo genere di trattative. Vedi di rimanerne fuori. L'argomento è chiuso.

Va bene, ho capito, – si risentì Mario, – io non sono in grado. Che vada lui a parlare con il parroco. Io torno sul piazzale a vedere se gli operai hanno terminato di caricare la betoniera sull'autocarro; dobbiamo tirar su un muretto a casa del farmacista, – e si avviò all'esterno con la testa bassa e le braccia lungo il corpo.

Dai, Mario, non fare così! Lascia che questa rogna se la sbrighi il sottoscritto; ci sono cose più divertenti da fare che andare a parlare con i preti, – gli disse Luca cercando di calmarlo.

Rimasti soli, Luca si rivolse alla madre:

Anche tu, però! Un poco di considerazione in più nei suoi confronti non avrebbe guastato.

Hai ragione, forse ho esagerato, non so cosa mi sia preso, ma questa volta è troppo importante.

Avremmo potuto coinvolgerlo, magari con un piccolo incarico.

Lo sai che non è tanto sveglio e basterebbe una delle sue uscite per mandare tutto a rotoli; negli ultimi tempi ne sta combinando una dietro l'altra. A volte vi guardo e non sembrate nemmeno fratelli. Lui a malapena è riuscito a diplomarsi mentre tu ti sei laureato col massimo dei voti e senza sforzo. Tu non perdi occasione per far baldoria, mentre Mario è già tanto se qualche volta esce di casa. E poi c'è un'altra cosa che mi preoccupa: è sempre da solo, non l'ho mai visto con una ragazza; pensare che è un così bel figliolo, ma è troppo timido e impacciato!

Non sarà, per caso, che... – e col dito si sfregò un paio di volte il bordo dell'orecchio.

Piantala, Luca!

Lui è biondo, io castano scuro, lui ha i capelli ricci mentre i miei sono lisci, lui è alto quanto un palo della luce mentre la mia è una statura miseramente normale, io sono un genio, lui è un deficiente, anche se gli voglio un gran bene. Sei sicura che uno di noi due non sia stato adottato, o peggio?

Sempre a dire scemenze! Cerchiamo invece di ragionare su argomenti più seri, a come affrontare don Gaudenzio, per esempio.

Non me la racconti giusta, – disse Luca spegnendo la sigaretta nel posacenere. – Secondo me, hai avuto una storia con un agente di commercio di passaggio o forse con il garzone del droghiere. Ora capisco perché papà non portava mai il cappello: per via delle corna!

Luca, sei un idiota.