Home     Chi siamo     I nostri libri     Collane     Autori

Pubblica     Esordienti     Eventi     Stampa     Contatti


Collana Giallo Grano

 I. La chiacchierata in giallo

«Vieni un po' a vedere!»
Fermo dietro agli scuri accostati della finestra, Gianroberto Moruzzo faceva cenno alla moglie Annalisa di raggiungerlo.
Nonostante la schermatura, l’intenso bagliore meridiano invadeva la stanza rischiarandola più del lampadario in certi pomeriggi d’inverno.
L’afa appiccicosa aveva indotto i coniugi, per sudare il meno possibile, a distendersi sopra le leggere lenzuola del letto matrimoniale.
Il fisico flaccido di Annalisa debordava sotto la vestaglia semitrasparente. I seni nudi, bolsi e sformati, si allargavano di lato. Il pancione molle ricadeva sul pube con un risvolto tremolante.
La donna sapeva di offrire un brutto spettacolo, ma che le importava?
L’unico testimone aveva poco da stare allegro.
La canottiera bianca del marito gli stringeva il ventre, gonfio come un pallone, lasciando scoperte le spalle curve e gracili e le braccine smunte. Dalle braghe penzolanti spuntavano gambette di pollo.
Che bella coppia di vecchiacci!, scherzava spesso la signora Annalisa, scoprendo la dentiera (quella almeno decente) in un sorriso autoironico.
Poiché lei aveva energia solo per tentar di smuovere l’aria davanti alla faccia col ventaglio a paletta, si chiedeva dove Gianroberto avesse trovato le forze per alzarsi sino alla finestra battuta dal sole di agosto.
A quell’ora lì sotto, all'incrocio tra via XX Settembre e via Garbusi, doveva esserci il deserto, a parte quella maledettissima cicala, nascosta chissà dove, che friniva a gola spiegata, potesse rimanere stecchita!
La canicola mordeva senza pietà. La temperatura, che faceva bollire l’asfalto e infuocava le mura, doveva avvicinarsi ai quaranta gradi.
L'ingresso del Commissariato, sulla sinistra, forniva sempre buoni spunti di pettegolezzo, ma non sembrava proprio il momento.
«E vieni!» Il marito s'era messo a sbirciare con gli occhi appiccicati a una fessura, poggiando le mani sul davanzale. «Dai, presto, sennò se ne va!»
L’interesse del marito nell’ occhieggiare dabbasso convinse la signora Annalisa a levarsi, macchinosamente, dal letto per andare a mettersi al suo fianco.
Sul marciapiede di fronte al Commissariato una macchia giallo pastello sparava nella luce intensa.
Una vistosa tunica da mare.
La indossava una donna pettoruta e abbronzatissima che, per stringerla alla vita, aveva scelto un cinturone con borchia d’argento. Le gambe affusolate terminavano in sandali col tacco, anch’essi gialli. In tinta pure la borsetta.
Una donna attraente, anche se volgare. Avrà avuto una trentina d’anni.
Gianroberto doveva essere rincitrullito dal caldo per mostrargli, nemmeno fosse uno dei suoi amici sporcaccioni, la carne fresca di femmina su cui stava sbavando.
«Bella manza» provocò.
«No: “cavallona”»
«Come??»
L’uomo si volse. La moglie s’accorse subito che nell’espressione di lui non prevaleva la lascivia ma la meraviglia.
«Volevo dire che il soprannome di quella lì è “cavallona”. Lo capirai appena vedi come cammina. Alza le gambe e le butta avanti convinta d’essere una pantera, e invece sembra che stia trottando... »
«Ecco come passi il tempo al bar! A guardare le donne che passano per strada! ».
«Ma no! E’ lei che fa di tutto per farsi notare! Si veste e atteggia come se stesse sfilando in passerella. E’ sulla bocca di tutti a Sarzana! »
«Immagino non solo per la vanità…»
«Certo! E’ sposata con uno dei proprietari del bar “La piccola nicchia”, in centro. Lei fa la donna di servizio in giro e dicono che ne approfitti per riempirlo di corna.»
La moglie adesso era interessata. Si mise anche lei a sbirciare la “cavallona”, ferma sul marciapiede incurante del calore da forno.
«Noti nient’altro?» chiese Gianroberto.
«No»
«Guarda là» Il marito le indicò una finestra del commissariato. Si intravedeva, dietro le tende, una figura alta e massiccia, in giacca e cravatta, intenta a sbirciare verso il marciapiede.
«Il Commissario Berricchillo!» esclamò la signora Moruzzo.
«Proprio lui!»
La moglie si soffermò a guardare ora l’uno ora l’altra dei protagonisti della scena.
La sottintesa equazione del marito (donna sposata infedele e desiderabile + prestante uomo celibe = tresca) non la convinceva.
Troppo facile.
La malizia grossolana di Gianroberto stava portandolo fuori strada.
Era troppo imprudente che la fedifraga venisse a trovare il “ganzo” sul posto di lavoro, una movimentata sede cittadina della Polizia.
Se la “cavallona” con quel clima improbo non aveva esitato a farlo, doveva avere un motivo serio.
Il linguaggio del corpo indicava agitazione e titubanza. Come se fosse arrivata fin lì per necessità di un aiuto da parte della Polizia, ma poi un dubbio stesse frenandola.
Anche l’atteggiamento del Commissario era lontano da quello del maschio compiaciuto che osserva di nascosto la sua donna. Sembrava incuriosito, ed anche un po’ preoccupato, dal modo di fare di quella visitatrice indecisa.
Chissà cosa c’era sotto, pensava la signora Moruzzo.