Collana Giallo Grano
I L'ANNO DELLA CAPRA
19
febbraio 2015
Noguchi
Tamiko era una donnina minuta, ma dotata di una forza notevole, tanto
di carattere quanto fisica, che nascondeva dietro a un aspetto
apparentemente fragile e remissivo. Nata
nella prefettura di Yamagata in una famiglia contadina, si era
trasferita da una zia a Yokohama dove aveva incontrato il futuro
marito, Yamada Haruki, un giovanotto che amava il mare e l’idea di
viaggiare. Il ragazzo comprese assai rapidamente di non essere
tagliato per la vita di bordo e decise saggiamente, dopo avere
incontrato una giovane donna assennata che avrebbe potuto
assicurargli una discendenza numerosa e sana, di prenderla in moglie
e rientrare nella nativa Kyōto.
Qui si
rassegnò a continuare l’attività di famiglia nella conduzione di
un’izakaya, un tradizionale locale giapponese accostabile molto
vagamente a una nostrana osteria. Tamiko ebbe cinque figli, tra cui
Takeshi, quello prediletto,
che con grande scandalo un giorno prese per moglie una giovane
italiana. Inizialmente la madre non si dimostrò particolarmente
felice per quella scelta, ma dopo aver scoperto che i segni dei due
giovani erano perfettamente compatibili, accettò con gioia la bionda
nuora che aveva catturato il cuore del suo ragazzone.
Nogouchi
Tamiko credeva molto nell’astrologia cinese e non mancava di
raccontare storie o dispensare consigli ai nipotini che presto
arrivarono ad allargare la famiglia di Yamada Takeshi. Tra questi la
nonnina sentiva un grande trasporto per il piccolo Ryū,
un bambino nato con i capelli bianchi che amava sedere sulle
ginocchia dell’anziana, mentre questa gli trasmetteva i propri
insegnamenti sugli animali simbolo dell’astrologia
orientale.
Su un concetto la nonna sembrava particolarmente insistente:
«Ricordati
sempre di diffidare del segno della Capra. Tu ti chiami Ryū,
ossia
drago,
una creatura che notoriamente non va per nulla d’accordo con la
Capra,
anzi, deve guardarsi
bene non solo dal frequentare i nati sotto questo segno, ma temere
proprio ciò che quest’anno può riservare».
Il
consiglio trovava il suo fondamento non solo nel nome che era stato
dato al nipote, ma anche nel fatto che il bambino era nato proprio
nell’anno del Drago. Il piccolo Ryū
amava sentire le storie raccontate dalla nonna,
anche se non
riusciva a comprenderle del tutto. Tuttavia, crescendo il giovane
Yamada si allontanò decisamente dalle superstizioni di Tamiko e dal
complesso mondo dell’astrologia orientale, ma qualcosa, persino a
distanza di molti anni dalla scomparsa della vecchia, gli doveva
essere rimasto dentro, racchiuso in un cassettino della memoria che
si apriva di quando in quando, facendo riemergere un tempo ormai
molto lontano.
Per
l’ispettore Yamada Ryū, investigatore della divisione criminale
della polizia di Kyōto, si trattava solamente di un mucchio di
sciocchezze senza senso, ma non poteva fare a meno di pensare,
proprio nel giorno in cui il nuovo anno cominciava, a quanto sua
nonna Tomiko gli ripeteva a proposito di questo segno. Tanto più che
lui si chiamava Ryū, Chissà quali seccature stavano per capitargli
tra capo e collo. Yamada sorrise, ma dentro di lui, una flebile
vocina gli sussurrava che era comunque il caso di prestare attenzione
e tenersi pronti a schivare “colpi
di fionda e dardi d'atroce fortuna” come
avrebbe detto il Bardo immortale. In fondo, anche se affermava di
non credere a queste cose, il rispetto per la tradizione e per la
nonna gli faceva ritenere più prudente tenere conto degli
avvertimenti ricevuti in passato.
Il
vice questore Drago, seduto al tavolo della colazione del suo
appartamento alla Camilluccia, non ne sapeva molto di segni e
oroscopi. Nato in
una famiglia piuttosto concreta e attenta agli aspetti pratici
dell’esistenza, non aveva mai provato alcun interesse per ciò che
aveva una seppur vaga attinenza con l’occulto. Per lui la
capra era solo un animale simpatico e intelligente che gli metteva
allegria. E davvero non riusciva a capire il motivo per il quale
nella tradizione occidentale venisse associato agli istinti più
bassi e lascivi o addirittura accostato al diavolo e considerato
creatura infernale. Tanto più che se si fosse trattato solamente di
una questione di corna e di odore, si sarebbero potuti trovare ben
altri abbinamenti, sia nel mondo animale che in quello degli uomini.
Tuttavia
quella mattina, mentre dava una rapida scorsa ai quotidiani prima di
recarsi al Ministero degli Interni, dove lavorava negli uffici
dell’Interpol, Drago venne colpito da un trafiletto nel quale si
parlava del capodanno cinese e dell’inizio dell’anno della Capra.
E pensò allora di inviare un messaggio di auguri al suo collega e
amico Yamada Ryū, ignorando la vaga inquietudine che aveva fatto
capolino nella testa del poliziotto giapponese. La riposta da Kyōto
non si fece attendere molto. Laconica ed essenziale come nello stile
di Yamada, e soprattutto spiazzante, diceva: “Speriamo, ma è
bene prepararsi al peggio”.
Nicola
senza esitazione si portò una mano sui gioielli di famiglia,
pensando inconsciamente che un vigoroso e deciso gesto apotropaico
fosse la cosa migliore da fare a scopo preventivo. Ma si sbagliava di
grosso.