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Collana Nero Inchiostro

DOLORES


Si può essere intelligenti senza essere interessanti (ne ho conosciuti tanti). Così come si può essere persone perbene e allo stesso tempo insignificanti per la società, perduti in una tale sterile e piatta esistenza da risultare addirittura fastidiosi, se non odiosi.

In pratica, nessuno è perfetto, nemmeno i migliori.

Questa è la filosofia che applico tutti i giorni, a ogni situazione e soprattutto la applico a me stesso. Pur avendo violato la maggior parte degli articoli del codice penale e pur avendo infranto gran parte dei sacramenti, mi ritengo in fin dei conti una brava persona, con valori profondi, e potrei essere un maestro di pensiero per la società, sicuramente determinante per la vita di molti.

Pensate che possa avere ragione? In parte? Molto in parte…

Per me è adatta quella espressione – chissà usata da chi – secondo cui:

I peccatori bruceranno all’inferno per l’eternità”

E gli altri?”

Gli altri chi?”

E quindi, con la coscienza serena e con una grande fiducia in quello che mi avrebbe riservato il futuro, mi pregustavo l’appuntamento col mio avvocato per discutere la strategia difensiva in vista del prossimo processo.

Un pubblico ministero particolarmente tignoso, mi ha rinviato a giudizio per contrabbando di sigarette.

Lo Stato italiano, grazie al monopolio, produce e mette in commercio sigari, sigarette, pipe e tabacchi e nessuno ha di che ridire. Un povero cristo che trasporta sul proprio camion, magari anche a sua insaputa, qualche stecca (per la verità si è trattato di duemila stecche per dieci quintali di sigarette) rischia una condanna penale e una multa milionaria!

Ho già consigliato all’avvocato di sollevare la questione della evidente incostituzionalità della norma per la disparità di trattamento fra me e lo Stato. L’art. 24 della Costituzione non dice che siamo tutti uguali davanti alla legge?

E invece io rischio la galera mentre lo Stato si riempie le tasche coi soldi di sigarette, videogiochi e gratta e vinci. L’avvocato mi ha fatto capire che è meglio scegliere un’altra strategia difensiva, e sto apposta andando a sentire cosa propone.

Oggi lo studio legale Deangelis deve aver accumulato un bel po’ notizie negative da dare ai propri assistiti, perché mentre sono nell'anticamera in attesa del mio turno, sento in lontananza, provenire oltre la porta dello studio, singhiozzi e imprecazioni del cliente che è stato ricevuto prima di me. Una voce molto gutturale, con parole rotte e incomprensibili sta sfogando tutta la sua disperazione davanti al mio avvocato.

Mi dispiace sempre quando vengono date brutte notizie a qualcuno, e quando si tratta di questioni legali mi spiace ancora di più. Perché è già triste che il destino mandi malattie o disgrazie sparse. Molto più indigesto quando dietro alle tragedie c’è un uomo, nella persona magari di un carabiniere o di un giudice che si accanisce a non applicare la regola biblica del perdono.

Il cliente esce e mi accorgo che è una donna, o forse un uomo, o forse tutti e due come è di moda adesso. Praticamente è un trans, probabilmente straniero. Ha due gambe lunghissime, biancheria intima rigorosamente nera che si intravede nei punti giusti e almeno un’intera boccetta di profumo spruzzata sul corpo. Con un gesto non privo di fascino, anche in un momento così drammatico, si sposta una lunga ciocca bionda dagli occhi, si asciuga una lacrima rimasta impigliata fra le lunghissime ciglia e si butta sulla poltroncina accanto a me, continuando a singhiozzare senza ritegno.

Sono un poco imbarazzato e spero che l’avvocato mi chiami in fretta, tocca a me, ma l’impiegata mi avvisa che dovrò attendere perché il legale è stato chiamato al telefono dal procuratore per un caso urgente.

«Sono disperao, la mia vida è finita, povero me, povera me!»

Siamo a posto, nemmeno lei sa se è maschio o fem­mina” penso io, mentre mi sta passando tutto l’ottimismo che avevo stamattina e mi sta prendendo allo stomaco una gran pena perché capisco che c’è qualcosa di definitivo, irrimediabile, in quello che è successo al mio compagno di sala d’aspetto.

«Che pasa amigo?» Cavarsela un po’ con le lingue, ho imparato che può sempre servire.

«La muerte, la muerte para mi!» Questa è proprio disperata, oppure ha confuso lo studio dell’avvocato con quello del medico?

«Quel figlio de puta del dottore mi ha rovinao, e non posso farlo finire in galera, non posso. Non posso chiedere nessun risarcimento. Grandissimo figlio de puta!»

Ormai ero lì, tanto valeva farmi spiegare meglio la storia del figlio di puttana in camice bianco che se la sarebbe passata liscia dopo avere, di fatto, condannato a morte un proprio paziente.

Dolores (nome quasi profetico, sicuramente beffardo vista la situazione) aveva proprio bisogno di sfogarsi. Sola al mondo e a quanto pare senza alcuna speranza, si è fidata di me, il primo capitato a tiro. Il destino alla povera Dolores, mettendomi sul suo cammino, le ha fatto un ultimo generoso regalo. Perché solo Vincenzo Dabbuono, oramai, può esserle utile.

Arrivata, chissà come, cinque anni fa in Italia dal Brasile ha subito iniziato una attività all’aperto, svolta solitamente da signorine che sono tali solo di nome. Lo avete capito no? Faceva la prostituta sui marciapiedi. Si sa che i trans hanno una clientela selezionata, esigente, ma anche molto generosa. Dolores, così alta, slanciata e dai tratti delicati, ha avuto un notevole successo. Ma, si sa, per le “lavoranti” il ricavo è molto ridotto e quel che resta loro dopo il prelievo del protettore è sempre troppo poco. E non c’è solo quello. I clienti sono esigenti e vogliono sempre qualcosa di più estremo, di più esotico, di più “particolare”. Se non ti adegui, in un attimo sei fuori dal giro delle migliori, e una nuova arrivata con gli occhi grandi o con le tette grandissime ti porta via i clienti migliori.

«Due anni fa mi hanno dato il numero di telefono di un mago. Non un mago della fortuna, un mago della bellezza. Il dottor Bruno Bruni nel nostro giro era considerato il santo protettore delle trans.

Capace di qualsiasi miracolo, era in grado di sollevare tette prima inesistenti, di rimpolpare glutei flaccidi, di affilare nasi, allargare zigomi e inturgidire labbra, e non solo. Si faceva pagare caro, certo, ma vuoi mettere? Un investimento assicurato! I clienti raddoppiavano, triplicavano dopo gli interventi del gran dottore… Gran dottore un casso! È un macellaio quello lì! Molto meglio sarebbe stato andare da un veterinario, da un falegname addirittura! El doctor Bruno usava materiale scadente, addirittura scaduto e ci ha rovinate tutte, ma rovinate da morirne! Nellina e Margarita non ci sono più e altre 3 amigas sono ridotte ormai agli ultimi giorni. Io ho scoperto che nelle chiappe ho un materiale che mi sta mangiando le ossa e le viscere, ancora uno o due anni e poi me ne torno al Creatore. L’avocado mi ha detto che non ho speranze: non posso fare nessuna denuncia perché non ho prove, non posso chiedere nessun risarcimento, non posso avere giustisia, non posso abere nada de nada! E il doctor morte se ne sta tranquillo con la coscienza, e con i nostri soldi. Maiale! Puerco!»

Bella storia, penso io. Uno splendido esempio pratico della mia filosofia: un intelligente e stimato personaggio, che in realtà è un bastardo avvelenatore e approfittatore. Delle prostitute, gente di seconda categoria, secondo alcuni, incolpevoli vittime, senza giustizia, di una azione ignobile.

L’appuntamento con l’avvocato è rinviato. Di colpo mi è venuta voglia di farmi un ritocchino al naso e per questo devo proprio incontrare al più presto il dottor Bruno Bruni, famoso chirurgo estetico.

La lista d’attesa per un appuntamento è lunghissima, segno che gli affari continuano ad andare alla grande all’esimio professionista.

Ma io odio attendere. Il destino non attende mica quando è arrivato il tuo momento. E adesso è il momento del dott. Bruno Bruni.

Dolores mi ha dato il numero di cellulare del dottore e lo chiamo: «Sono un amico di Nellina e Margarita, ho appena svuotato il loro appartamento. Lo ha saputo che sono andate al Creatore? Nella stanza ci sono tante fotografie di lei, dottore, un filmato addirittura fatto durante il loro intervento per mettere le protesi al seno. E c’è anche un biglietto con scritto: “se mi succede qualcosa consegnare con urgenza tutto al dott. Bruno Bruni, non farlo vedere a nessun altro”. Dottore, io non so proprio di cosa si tratti ma per rispetto delle due mie povere amiche vorrei esaudire il loro desiderio».

Tempo un’ora, l’auto del dott. Bruno Bruni posteggia davanti all’indirizzo che avevo lasciato. Motivi molto convincenti ho trovato. Visto? Le priorità e le liste d’attesa possono cambiare, anche molto in fretta.

«Si accomodi, professore (addirittura professore l’ho chiamato! Ma l’adulazione è sempre una buona esca), sono Alfredo Rimondi, amico di Nellina Aragonas e Margarita Derios e il materiale che le ho detto è sopra al tavolino. Lei è stato troppo gentile a venire nella mia casa così in fretta, evidentemente era tanto affezionato alle ragazze!»

Il dottor Bruni, astuto e cinico nella sua sala operatoria, ha dimostrato di essere veramente un pollo fuori da lì. Ma come ci si può presentare da soli, in una abitazione privata, dopo aver ricevuto una telefonata fatta da uno sconosciuto che rivela di conoscere cose in grado di rovinarti la reputazione, la vita, ma soprattutto il conto in banca?!

Lui si è fidato, e male ha fatto.

La botta in testa, se stava a casa, se la sarebbe di sicuro risparmiata, come tutto quello che è venuto dopo.

Il dottorone, senza riprendere conoscenza, si è fatto quindici giorni di vacanza in una beauty farm che non consiglierei neppure al mio peggior nemico. Ripresosi dall’anestesia e dai potenti sedativi, dopo due settimane appunto, ha potuto anche lui finalmente toccare con mano i miracoli della chirurgia estetica.

Le sue natiche erano più prosperose e massicce di quelle di un nuotatore olimpionico. Come lui ben sapeva, e aveva sempre saputo fin dall’epoca in cui fece lo stesso tipo di intervento a Dolores, l’innesto di cemento nel corpo umano non si può rimuovere e una volta impiantatosi definitivamente (appunto dopo quindici giorni dall’intervento) rimane lì a fare i suoi danni devastanti sull’organismo fino a portare alla morte, non senza atroci sofferenze.

Mi sono tornate alla mente le esecuzioni mafiose, quando la vittima viene immersa in una colata di cemento. Adesso – siamo in tempi moderni – è il cemento a essere calato dentro la vittima. Buffo, vero?

L’unica possibilità che ho lasciato al dottore è quella di salvarsi la reputazione, non rendendo pubblico quanto era accaduto. Lui si è accontentato di questo “sconto di pena”, impegnandosi in cambio a garantire le cure migliori a Dolores per quel poco che le restava da vivere. Ovviamente dal giorno successivo ha chiesto il prepensionamento e ha chiuso lo studio medico.

E il mio processo?

La vita va avanti e sembra che tutti i giudici d’Italia si siano impuntati a voler processare almeno una volta nella loro carriera il povero Vincenzo Dabbuono.

Speriamo in un’amnistia.